Gare Infratel, Open Fiber, la società di Enel e Cdp (Cassa depositi e prestiti), è ufficialmente la nuova protagonista della banda ultralarga italiana.
La società capitanata da Tommaso Pompei si è infatti aggiudicata, dopo un lungo percorso, il bando delle gare Infratel da 1,4 miliardi per la realizzazione della rete in fibra di proprietà pubblica (la rete è in concessione per 20 anni) nelle aree bianche (a fallimento di mercato) di Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto per un totale di 3.000 comuni coinvolti, circa 6,5 milioni di cittadini, 3,5 milioni di unità immobiliari e oltre 500.000 sedi di imprese e pubbliche amministrazioni.
All’appello, allo stato attuale, restano fuori dalla partita solo Calabria, Puglia e Sardegna: per le tre regioni in questione è in preparazione un bando infratel ad hoc che dovrebbe avere peculiarità differenti rispetto ai due già emanati.
Stando a indiscrezioni si procederebbe prima con l’appalto per la costruzione della rete e poi con un secondo appalto di concessione per la gestione della stessa.
All’orizzonte però incombe la minaccia ricorsi: oltre a Telecom Italia hanno deciso di affilare le armi anche Fastweb ed Eolo.
La chiamata in causa del Tar del Lazio riguarda entrambi i bandi delle gare Infratel. Il tribunale amministrativo deve ancora esprimersi nel merito dei “dossier” sottoposti a giudizio.
La questione non è da prendere sotto gamba: in ballo ci sono le regole dei bandi infratel e a catena le gare Infratel, che rischiano – nell’ipotesi di un verdetto a favore dei ricorrenti – di essere annullate.
Open Fiber rischia inoltre di non avere gioco facile sul fronte della competizione infrastrutturale: nel business plan 2017-2019 Telecom Italia ha infatti alzato la posta degli investimenti nelle nuove reti; sul piatto ci sono 5 miliardi di risorse per l’ ultrabroadband – rete mobile inclusa – con l’obiettivo di collegare, già di qui ai prossimi due anni, 50 città con connessione fino a 1 Gbit.