Piano banda ultralarga per le imprese

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Un piano banda ultralarga per le imprese?

Non è da escludersi e i tempi potrebbero essere maturi. Era luglio di un anno fa quando il ministro Carlo Calenda accendeva i riflettori sulla necessità di una “rimappatura” delle aree del Paese, in particolare quelle a fallimento di mercato, tarata sui distretti industriali, in modo da poter garantire un’adeguata copertura in fibra al comparto produttivo nazionale.

Copertura necessaria anche e soprattutto a sostenere il piano Industria 4.0 e a fare da volàno, dunque, alla “rinascita” in chiave digitale dell’economia italiana.

La strada è (ancora) lunga. Stando ai dati Istat messi nero su bianco nella nona edizione del report “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, il 92,4% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si connette a Internet in banda larga (dato 2016), valore in linea con la media Ue, ma ancora distante da quello dei paesi europei di testa come Slovenia e Danimarca (99 e 98%).

A livello regionale le imprese attive nelle Marche e in Calabria – evidenzia l’indagine – sono in maggiore ritardo rispetto alla media, quelle del Nord-est decisamente in vantaggio.

E quando dalla banda larga (connessioni superiori a 2 Mbps) si passa all’esame della banda ultralarga (connessioni a partire da 30 Mbps) le percentuali precipitano: stando alle rilevazioni della Commissione europea in Italia solo il 15% delle imprese vanta una connessione ultrabroadband contro una media Ue del 32%.

Il piano Banda ultralarga nazionale prevede di garantire i 30 Mbps a tutte le aziende entro il 2020 e i 100 Mbps almeno al 50% delle aziende. Dunque bisogna spingere l’acceleratore.

Che lo scenario non sia dei migliori è chiaro al governo e anche alle telco, in particolare Tim che ha rivisto al rialzo il proprio piano di investimenti nella realizzazione delle reti in fibra su tutto il territorio nazionale, aree a fallimento di mercato incluse.

Infratel da parte sua ha avviato a marzo la consultazione pubblica – in scadenza il prossimo 15 maggio – per l’aggiornamento della mappatura dei servizi nelle aree grigie e nere.

Una mappatura che punta scendere nel dettaglio massimo delle connessioni: la in-house del Mise ha infatti chiesto agli operatori di Tlc di indicare la copertura sulla base dei numeri civici di edificio. Un’operazione importante se si considera in particolare che nelle aree grigie – come ha più volte evidenziato il ministro Calenda – opera il 69% delle imprese.

La connettività è fra l’altro considerata elemento chiave nell’ambito dei progetti legati a Industria 4.0 che fanno leva sull’Internet of things.

Senza un’infrastrutturazione adeguata sarebbe di fatto impossibile gestire progetti avanzati e complessi e rischierebbero dunque di venire meno i presupposti stessi del piano del governo.

L’attenzione rivolta alla questione è sicuramente il punto di partenza per la ricerca di una soluzione che consenta in tempi rapidi di colmare il gap. Una questione che peraltro non riguarda solo l’Italia: in Germania –il Paese in pole position in merito ai programmi legati alla digitalizzazione industriale – l’associazione degli industriali Vdma ha chiesto al governo di spingere la realizzazione delle reti in fibra nelle aree periferiche del Paese dove si concentra la maggior parte del sistema produttivo.

Connessione ed età degli iumpianti

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