L’autunno caldo dei bandi infratel ultrabroadband

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I Bandi Infratel renderanno caldo l’autunno della banda ultralarga italiana.

È fissata al 30 settembre la deadline per candidarsi al secondo bando Infratel per la realizzazione della rete ultrabroadband pubblica in 10 regioni (Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Sicilia, Umbria, Valle D’Aosta) più la Provincia autonoma di Trento.

Un’altra data importante in calendario sarà il 17 ottobre, giornata ultima per le aziende che si sono pre-qualificate al primo bando Infratel per le prime sei Regioni, ossia Abruzzo-Molise (considerate un’unica area), Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto. Enel Open Fiber, Fastweb, Metroweb Sviluppo, Tim Agenda digitale, Estra e E-Via le sei aziende che hanno deciso di scendere in campo per la realizzazione delle nuove reti.

La mappa nazionale della banda ultrabroadband si va dunque definendo: con la pubblicazione del secondo bando, pubblicato a inizio agosto, risultano infatti impegnate il 91,8% delle risorse complessive messe a disposizione del piano per le aree bianche.

In dettaglio gli interventi previsti dai due bandi Infratel interesseranno potenzialmente 12 milioni di cittadini in 6.710 Comuni per un totale di 7,4 milioni di unità abitative o aziendali.

Il tutto grazie a quasi 3 miliardi di risorse pubbliche.

Dalla partita restano escluse al momento solo Calabria, Puglia e Sardegna, alle quali – a quanto risulta – sarà destinato un apposito bando che con tutta probabilità vedrà la luce nella prima parte dell’autunno per partire con le gare il prima possibile.

Il “ring” autunnale potrebbe scaldarsi ulteriormente, persino infiammarsi: a luglio scorso Telecom Italia, sebbene si sia candidata al primo bando (e probabilmente parteciperà anche agli altri due bandi Infratel ), ha presentato ricorso al Tar contro la delibera Agcom 120/2016 che regola la vendita wholesale indicando che i prezzi devono essere applicati a condizioni eque e non discriminatorie al fine di scongiurare fenomeni anticoncorrenziali come il dumping.

La tesi di Telecom, se accolta, rischia potenzialmente di invalidare le gare dei bandi Infratel : secondo l’azienda guidata da Flavio Cattaneo, anche la società in-house del Ministero dello Sviluppo economico ( Infratel ), dovrebbe passare per i cosiddetti “test di prezzo” per fissare le tariffe (cosa che la norma attuale non prevede) per non minare la parità di trattamento tra gli operatori.

Il ricorso di Telecom non è l’unico sul piatto: ricorsi sono stati presentati anche da Fastweb, Eolo e Wind e la lista potrebbe allungarsi.

Il governo da parte sua inizia intanto a lavorare sulle aree “grigie”, quelle a operatore unico dove – secondo il piano “Italia 4.0” si concentra il 69% delle imprese alle quali sarà necessario portare la rete ad alta velocità se si vorrà perseguire la strategia Industria 4.0, su cui punta molto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Strategia su cui scommette molto anche la “nuova” Confindustria a guida Vincenzo Boccia.

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