Dopo l’anno dei bandi, l’anno dei cantieri. Per l’Italia il 2018 sarà fondamentale in tema di reti in fibra.
Open Fiber ha dato il via ai lavori nelle aree bianche – quelle protagoniste dei bandi Infratel – e continua il suo percorso nelle città.
Ha appena siglato un accordo a Roma con Acea per portare la fibra in 370mila abitazioni.
Anche Tim ha spinto l’acceleratore sul Fiber to the home ( Ftth ).
All’appello non mancano nemmeno le mobile company Wind Tre e Vodafone e quest’ultima, sorprendentemente, ha archiviato l’ultimo quarto del 2017 con una crescita dei ricavi da rete fissa del 12%, un dato che ha trainato i conti della trimestrale.
Il cammino della fibra italiana però – come peraltro quello di molti altri Paese europei, è bene puntualizzarlo anche se con ciò non si vuole sminuire il ritardo tricolore – è decisamente ancora agli inizi. Soprattutto quando si parla di Ftth .
La fibra è entrata sì nel vocabolario degli italiani – almeno quelli più “innovativi” – al punto che si sta assistendo a un progressivo, seppur lento, “abbandono” dei collegamenti xDSL a favore di quelli ad altissima velocità.
Ma la domanda è ancora ai minimi.
Secondo le ultime rilevazioni dell’ Osservatorio delle Comunicazioni di Agcom le linee fisse a banda larga nei primi nove mesi del 2017 arrivano a sfiorare i 16,4 milioni di unità, con un incremento su base annua pari a 950 mila unità.
In particolare si registra una riduzione degli accessi broadband in tecnologia xDSL (-960 mila accessi), più che bilanciata però dalla crescita (+1,90 milioni) degli accessi in altre tecnologie (qualitativamente superiori) che a fine settembre 2017 hanno raggiunto i 4,9 milioni grazie in particolare alle linee Fttc – Ftth .
La porzione to-the-home, rispetto a quella che riguarda il cabinet, è però ancora molto piccola.
Anche se stando ai dati Mise, diffusi attraverso il portale Bandaultralarga.Italia.it le unità immobiliari a 100 Mb passeranno dal 4,6% del 2017 al 14,6% stimato per il 2018.
Se è vero che il cantiere aree bianche è in fermento e che i dati appena citati sicuramente non resteranno tali, è vero anche che si registrano criticità sulle aree grigie (dove sono localizzate la maggior parte delle industrie) e persino sulle aree nere: stando ai risultati della consultazione Infratel (sulle aree grigie e nere) solo il 2,77% dei 19 milioni di numeri civici preso in esame è raggiunto dalla fibra.
Di qui al 2020 la situazione migliorerà ma non in maniera sostanziale: secondo le stime, il 78,4% dei civici non sarà raggiunto dalla fibra.
Non è un caso allora se il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, in occasione delle celebrazioni per il ventennale dell’Authority lo scorso 8 febbraio, ha detto che “gli investimenti in banda ultralarga non sono ancora sufficienti”. E che l’Italia non deve dunque abbassare la guardia.