Fibra ottica veloce tra gli angoli di casa

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Banda ultralarga , per portare la fibra ottica veloce nelle case servono competenze ad hoc.

Alessandro Pirri, Direttore Connectivity e FTTx di Prysmian Group parla delle soluzioni fibra ottica veloce realizzate dal Gruppo per superare le barriere  strutturali degli edifici che influiscono sulla velocità di connessione.

Portare la fibra ottica nelle case degli italiani.

È questa la sfida su cui si sono accesi i riflettori da parte del governo – attraverso la realizzazione dell’infrastruttura pubblica nelle aree a fallimento di mercato – nonché degli operatori di Tlc e della new entry Enel.

Nonostante gli annunci al rilancio – le aziende in campo hanno progressivamente aggiornato i propri piani di investimento dedicati al Ftth (fiber-to-the-home) – la partita non sarà semplice.

Dalle lungaggini condominiali alla mancanza di spazi idonei per ospitare le apparecchiature di rete, dall’obsolescenza delle canaline ai regolamenti condominiali: queste alcune delle questioni con cui bisognerà inevitabilmente fare i conti nonostante il nuovo decreto fibra ottica e le misure approvate nello Sblocca Italia che dal primo luglio del 2015 obbligano già i costruttori ad equipaggiare i nuovi edifici, nonché quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio dotata di spazi installativi adeguati e progettata tenendo conto anche delle esigenze di connettività future.

A un anno dall’entrata in vigore delle nuove regole però non è dato sapere quanti siano gli edifici effettivamente a norma: stando ad alcuni addetti ai lavori non tutti gli edifici di nuova costruzione sono dotati delle infrastrutture adeguate.

I cantieri partiti prima dei nuovi obblighi di legge avrebbero sortito edifici “vecchi” e a parte la lungimiranza di qualche progettista per il resto gli altri avrebbero operato senza porsi più di tanto il problema.

Eppure il cosiddetto modello “Build It First, Fix It Later” non può più funzionare ed è imprescindibile considerare sin dalla progettazione i bisogni di connettività in-building per evitare costi più alti in caso di interventi successivi e disagi agli inquilini.

L’edificio multi-impianto è una struttura complessa che si compone di una serie di elementi:

il Csoe (Centro stella ottico di edificio), la Stoa (Scatola di terminazione ottica di appartamento), il Qdsa (quadro distributore dei segnali di appartamento). Tutte “sigle” con le quali bisognerà imparare a fare i conti.

Ma secondo recenti stime solo il 10% degli edifici sarebbe adeguatamente predisposto sia per assicurare il diritto di libertà nell’uso dei mezzi di comunicazione elettronica sia per favorire la riduzione dei costi di installazione di impianti per le comunicazioni elettroniche.

Il 90% degli impianti è potenzialmente soggetto a interventi di modifiche o adeguamenti di sorta nel corso degli anni. E ammonterebbe a oltre il 60% la percentuale di “rinunce” per mancanza di adeguati spazi installativi.

Non solo: il cablaggio verticale necessita di adeguate professionalità e quindi sarebbe auspicabile un “piano” di formazione per non rischiare di inficiare le performance in termini di velocità di connessione e qualità del servizio ultrabroaband.

Solo per fare un esempio il mancato rispetto del raggio di curvatura dei cavi potrebbe persino pregiudicare il funzionamento degli impianti.

Va da sé dunque che bisognerà affidarsi a quelle aziende dotate di competenze e tecnologie in grado di “vestire” a nuovo gli edifici.

In Italia le best practice non mancano e si tratta di quelle aziende il cui core business è rappresentato proprio dalla fibra e delle tecnologie collegate ossia da quelle infrastrutture che consentono l’interoperabilità fra gli impianti e la realizzazione di funzionalità evolute.

Il “cantiere” Ftth è dunque tutto da avviare e le opportunità per il mercato sono elevatissime: stando alle ultime rilevazioni Infratel ad oggi solo il 10% delle unità immobiliari è raggiunto con architetture Ftth , Fttb (fiber-to-the-building) contro una media europea del 18,7% e Fttdp (fiber-to-the-distribution-point).

E l’ Fttn (fiber-to-the-node) è ancora a quota 26,4% contro il 68% dell’Europa.

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