Smart home e IoT, non senza la fibra ottica

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“Home is where IoT is”, dove c’è IoT c’è casa: ricorda il claim di un noto spot di qualche anno fa il nuovo “mantra” che si sta affermando a livello globale.

L’ internet degli oggetti è infatti considerato il “pilastro” fondante del futuro mercato dell’abitare. Il termine “domotica” è ormai in disuso: smart home e IoT è la nuova formula che incarna forma e sostanza di una rivoluzione talmente disruptive che diventa difficile persino stimarne l’entità.

Le stime delle principali società di analisi vengono aggiornate continuamente al rialzo. E di qui al 2025 si parla di un giro di affari che potrebbe avvicinarsi al 150 miliardi di dollari. I dispositivi “intelligenti” fanno già parte del corredo domestico e a farla da padroni in questo momento sono da un lato quelli per il controllo e la gestione energetica e dall’altro i sistemi per la sicurezza. Ma c’è ancora da giocare la partita dei “ digital assistant ”, figli della robotica più avanzata, che si preparano a “invadere” letteralmente le abitazioni nell’arco dei prossimi cinque anni.

Dall’ Industria 4.0 alla Casa 4.0 il passo è breve. E non è un caso se i colossi del web in primis hanno deciso di scendere in campo con piattaforme e device specificamente dedicati a innovare il modo di gestire gli impianti, arricchendo di funzionalità innovative persino quelli esistenti grazie all’uso dei sensori intelligenti in grado di “connettere” praticamente qualsiasi oggetto.

La battaglia in corso attualmente vede protagonisti Google e Amazon, la prima con il sistema Home che è riuscito a conquistarsi il 36,2% di marketshare contro il 27,7% del sistema Echo del gigante dell’ecommerce. Ma i brand cinesi incalzano: Alibaba e Xiaomi stanno affilando le armi per sfidare gli americani.

Prima di tirare le somme bisognerà però fare i conti con le infrastrutture di rete: se è vero che i sensori necessitano di una quantità risibile di banda per trasmettere le informazioni, è anche vero che l’enorme mole di dati che transiterà sui network fissi e mobili dovrà poter contare su una capacità complessivamente molto elevata. E saranno i Paesi più indietro a pagare il prezzo maggiore in termini di sviluppo di mercato ed ecosistema.

L’Italia, che pur ha recuperato posizioni nella “voce” infrastrutture ultrabroadband della classifica DESI, è uno dei Paesi che più dovrà accelerare se vorrà ritagliarsi un posto sul treno dell’ Internet of Things e, di conseguenza, della smart home . Il cammino verso il 5G è tracciato, ma non bisognerà lasciare indietro l’ infrastruttura in fibra: solo le reti fisse sono in grado di garantire la “tenuta” del traffico di tutta l’impalcatura di nuova generazione. Non bisogna dimenticarlo.

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