Banda ultralarga, 2018 anno cantieri. Nodo domanda

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Il 2017 passerà alla storia della banda ultralarga italiana come l’anno delle gare Infratel, quelle per la realizzazione delle reti in fibra ottica nelle aree bianche (a fallimento di mercato).

Open Fiber è la società che ha incassato tutti i lotti delle 15 Regioni protagoniste delle due maxi gare del valore complessivo di 2,6 miliardi di euro che consentiranno di cablare in modalità Ftth circa 7,7 milioni di unità e circa 1,5 milioni con tecnologie fixed wireless.

All’appello mancano solo Calabria, Puglia e Sardegna, lasciate per ultime poiché già ampiamente dotate delle infrastrutture a banda ultralarga.

Fatte le gare ora bisognerà passare all’azione.

Ed è sul 2018 che sono puntati i riflettori del “cantiere” Italia.

Campli il comune, in provincia di Teramo, che la società – il cui timone è passato dalle mani di Tommaso Pompei a quelle di Elisabetta Ripa – ha scelto per il taglio del nastro dei cantieri nelle aree C e D a cui ha presenziato il premier Paolo Gentiloni secondo il quale “la connessione veloce e sicura a Internet è un servizio universale e devono averla tutti i cittadini e tutte le attività del territorio”.

La partita però non sarà semplice: il cronoprogramma fissa in 36 mesi il completamento delle opere ma si dovranno ottenere circa 50.000 autorizzazioni da parte di 29.000 enti pubblici diversi.

La burocrazia dunque potrebbe rallentare – come accade comunemente nel nostro Paese – i lavori per portare la banda ultralarga nelle case degli italiani.

Sul “tavolo” del 2018 arriverà anche il dossier Tim, quello relativo all’eventualità di uno scorporo della rete e della realizzazione di una newco delle reti in cui far confluire anche gli asset di Open Fiber.

In verità di società delle reti si parla ormai da anni, ma questa volta l’ipotesi viene data per probabile dai “botteghini” anche in considerazione della disponibilità mostrata dai nuovi vertici, in particolare dal presidente Arnaud De Puyfontaine.

E poi ci sono da mettere in atto i “rimedi” legati al golden power che il governo italiano ha deciso di esercitare per tutelare le infrastrutture considerate strategiche, alias le reti in capo a Tim e Sparkle e le strumentazioni di Telsy.

Insomma nell’anno che verrà ci sarà un bel da fare sul fronte operativo. Il 2017 è stato però importante relativamente alla realizzazione delle nuove reti in particolare nelle aree nere, quelle più appetibili per gli operatori.

L’Italia sta pian piano recuperando posizioni nelle classifiche internazionali sull’offerta (copertura), anche se resta profondo il gap della domanda.

Secondo i più recenti dati dell’ Osservatorio Agcom le linee  a banda ultralarga oltre i 30 Mbit/s rappresentano alla fine del primo semestre 2017 oltre il 20% del totale delle linee broadband rispetto all’11% di giugno 2016. Ma stando alle rilevazioni messe nero su bianco nel Broadband Index di I-Com gli abbonamenti in fibra nel nostro Paese sono appena il 3%, pari a una distanza di quasi 17 punti dalla media Ue.

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