5G eco sostenibile: il mix con la fibra è la chiave

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“Rompere la curva energetica”, ossia invertire l’elevato consumo delle reti mobili in nome dell’ecosostenibilità ambientale e anche del business delle telco.

È questa una delle sfide più importanti che attende gli operatori del settore nell’era del 5G eco sostenibile. Le stime sui consumi sono allarmanti: secondo alcuni studi se oggi i costi energetici del 4G rappresentano circa il 30% dell’ Opex delle telco, con il 5G il dato sarebbe destinato a raddoppiare, a causa del maggior numero di antenne in campo e anche dell’energia necessaria per alimentare i siti delle stazioni base nuove ed esistenti. Per non parlare poi delle spese necessarie a fare fronte all’adeguamento a normative, a livello internazionale, sempre più stringenti sul fronte della tutela dell’ambiente.

A leggerli così i numeri sembrano non lasciare molto spazio all’ottimismo. Eppure è altrettanto folto il partito degli analisti che considerano, viceversa, il 5G eco sostenibile un’arma per abbattere i costi energetici. A patto però di progettare infrastrutture “green”-oriented.

Due le possibili strade indicate dagli esperti: da un lato l’orientamento va in direzione del “Fiber-to-5G”, ossia della convergenza fra le reti in fibra e quelle mobili di quinta generazione.

5G e fibra

Secondo i risultati di un recente studio dell’Ftth Council i costi per il 5G “xhaul” possono essere abbattuti tra il 65% e il 96% tramite la realizzazione di una rete ottimizzata e convergente future-proof. Ma soprattutto, la progettazione “convergente” può consentire di valutare in anticipo uso e sfruttamento delle varie risorse in campo.

convergenza fibra e 5G

5G and FTTH: The Value of Convergence (PDF)

La seconda delle “teorie” energetiche in campo nasce dall’analisi dell’uso efficiente dei siti: secondo l’Itu (International Telecommunication Union) il 40% di energia di un sito non è produttiva e sarebbe dunque necessario uno standard di consumo energetico per il 5G orientato sulla qualità oltre che sulla quantità nonché orientato al business. Non solo: l’utilizzo della modalità “dormiente” (sleep mode) per le base station consentirebbe di abbattere i consumi in caso di inattività delle stesse.

Sempre l’Itu sostiene inoltre che se al momento la questione dei consumi energetici rappresenta una spina nel fianco per le telco, già provate dai costi delle licenze per le nuove reti e dagli investimenti necessari per il roll-out, in un futuro non molto lontano l’allarme da rosso passerà a giallo.

Progressivamente, evidenzia l’Itu, il numero di small cell 4G sarà sostituito dalle small cell 5G eco sostenibili, che consumano decisamente meno. Secondo stime dello Small Cell Forum le small cell 5G nel 2025 ammonteranno a 13,1 milioni, pari a un terzo del totale in campo.

A far “abbattere” la curva energetica sarà anche la diffusione delle antenne Mimo (Multiple in Multiple out) in grado di migliorare le prestazioni dei segnali e di far viaggiare i dati più velocemente.

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